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Henri Cartier-Bresson

Henri Cartier-Bresson nato a Chanteloup-en-Brie (Francia) nel 1908 morto a L’Isle-sur-la-Sorgue (Francia) nel 2004 è considerato un pioniere del foto-giornalismo, tanto da meritare l’appellativo di “occhio del secolo”. Teorico dell’istante decisivo in fotografia, ha anche contribuito a portare la fotografia di stampo surrealista (ispirata a Eugène Atget) ad un pubblico più ampio.

Dopo gli studi giovanili, Henri fu presto attratto dalla pittura, e cominciò i suoi studi con Jaques-Emile Blanche e André Lhote, che lo inizieranno all’ambiente dei surrealisti francesi. Henri è inizialmente disinteressato alla fotografia. Solamente nel 1931, si accende in lui l’interesse alla ricerca di immortalare la realtà. Cartier-Bresson racconta come una fotografia di Martin Munkacsi lo convinse «è stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo». Fu così che nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm che l’accompagnerà per molti anni.

Nel 1931 lavora nel cinema come assistente del regista Jean Renoir. Intanto, nel 1934, conosce David Szymin, un fotografo e intellettuale polacco, che più tardi cambierà nome in David Seymour (1911–1956). Diventano subito ottimi amici, hanno molto in comune culturalmente. Sarà Szymin a presentare al giovane Bresson un fotografo ungherese, Endré Friedmann, che verrà poi ricordato col nome di Robert Capa. Nel 1937 firma personalmente il film “Return to life”, negli anni successivi si reca in Asia.

Durante la Seconda guerra mondiale, Cartier-Bresson entra nella resistenza francese, continuando a svolgere costantemente la sua attività fotografica. Catturato dalle truppe naziste nel 1940, riesce a fuggire dal carcere al terzo tentativo. Nel 1945 fotograferà la liberazione di Parigi.

Finita la guerra, ritorna al cinema e dirige il film “Le Retour”, documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei deportati. Nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra “postuma”, credendolo morto in guerra: si mette in contatto con il museo e dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata il 1947. Rimane quindi negli Stati Uniti, dove fotografa per Harper’s Bazaar.

Nel 1947 fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa Agenzia Magnum. Effettuerà innumerevoli viaggi in molti angoli del pianeta: Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone, Unione Sovietica e molti altri paesi in cui farà molteplici reportage che gli daranno fama mondiale. Cartier-Bresson divenne il primo fotografo occidentale che fotografava liberamente nell’Unione Sovietica del dopo-guerra.

Nel 1952 scrive The Decisive Moment (Il momento decisivo), Simon e Schuster, New York. Il titolo nella versione francese è Images à la sauvette. Oltre a contenere una raccolta di talune delle foto più note del fotografo, descrive il modo stesso di fare fotografia di Cartier-Bresson. L’autore si occupa del reportage fotografico, del soggetto, della composizione, del colore, della tecnica, dei clienti.

Tra il 1951 e il 1973 compie numerosi viaggi in Italia. Nel 1962 su incarico della rivista Vogue si reca in Sardegna dove si trattiene per una ventina di giorni. Qui visita i luoghi della tradizione.

Nel 1968, Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico: la pittura, dichiarando che «In realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l’unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà». Continuerà infatti a dedicarsi ai ritratti fotografici fino al 1980.

Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage.

Nel 2000, assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.

Muore a Céreste, (Alpes-de-Haute-Provence, Francia) il 3 agosto 2004, all’età di 95 anni.

Nella sua carriera ha anche ritratto personalità importanti in tutti i campi; Balthus, Albert Camus, Truman Capote, Coco Chanel, Marcel Duchamp, William Faulkner, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Robert Oppenheimer, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.

Dalla morte di Cartier-Bresson, per evitare sfruttamenti commerciali slegati dal valore artistico delle opere, la Fondazione non autorizza più alcuna stampa di fotografie del maestro, offrendo però un servizio di autenticazione di eventuali stampe in circolazione in gallerie o antiquari. In una lettera datata 30 ottobre 2000, per evitare il commercio di stampe o lo smercio di copie sottratte, lo stesso fotografo aveva dichiarato: «Io sottoscritto Henri Cartier-Bresson, domiciliato al 198 di rue de Rivoli, Parigi, dichiaro quanto segue. Ho sempre firmato e dedicato le stampe di mie fotografie a coloro ai quali intendevo donarle; tutte le altre stampe che recano solamente timbri o etichette Magnum Photos o il mio nome, Henri Cartier-Bresson, sono di mia proprietà. Tutti coloro che detenessero queste stampe non potranno invocare la buona fede». In linea con lo spirito che scaturisce da questo scritto, nel 1985 fece dono al Comune di Tricarico, città natale del poeta Rocco Scotellaro, di 26 fotografie che oggi costituiscono il primo e fondamentale nucleo di opere che saranno esposte nel museo delle arti figurative di quella cittadina.

Lo Scrap Book

Lo Scrap Book è l’album che Cartier-Bresson preparò per la mostra al MOMA nel 1946. Partito per gli USA con circa 346 foto nella valigia, all’arrivo acquistò un album (“scrap book” in inglese) e vi collocò le immagini per mostrarle ai curatori. Dopo la mostra, finì sepolto in una valigia e poi nella biblioteca di casa, dove passò inosservato alla stessa moglie dell’artista fino al 1992, quando Cartier-Bresson ne aveva rimosso gran parte delle immagini a causa del deperimento della carta dell’album: soltanto 13 pagine rimasero integre.

Nel 2007 la fondazione dedicata a Cartier-Bresson decise di editarlo in volume in un’edizione restaurata ma il più possibile fedele all’album originale, pubblicata in Italia da Contrasto e che rappresenta una testimonianza eccezionale sulle scelte operate dal maestro per la mostra che l’avrebbe in un certo senso consacrato tra i maggiori fotografi del mondo.

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