Guy Louis Banarès nacque nel 1928 a Parigi, fu abbandonato da sua madre l’anno seguente e adottato da Maurice Désiré Bourdin. Imparò i primi rudimenti della fotografia durante il servizio militare a Dakar (tra il 1948 e il 1949). Nel 1950 tornò a Parigi, dove conobbe Man Ray, e ne divenne il protégé.
I suoi primi servizi di moda furono pubblicati sul numero di febbraio 1955 di Vogue Paris, per cui continuò a lavorare sino al 1987.
Bourdin sposò Solange Marie Louise Gèze nel 1961, nel 1971 sua moglie morì suicida in Normandia. Guy Bourdin Era un uomo basso dalla voce lagnosa, ed aveva una reputazione di essere incredibilmente esigente. Dopo essere stato abbandonato il suo rapporto con il genere femminile non fu mai rinsaldato: sua moglie e due sue amiche si erano suicidate e lui stesso trattava le proprie modelle con grande crudeltà.
nel 1967 un editore della rivista Vogue presentò Bourdin allo stilista di calzature Charles Jourdan, che diventò il suo benefattore, e per il quale Bourdin realizzò tutte le campagne pubblicitarie fino al 1981. Le sue composizioni antropomorfe, stravaganti e complesse, creavano annualmente grande attesa da parte dei media.
Bourdin fu il primo fotografo a creare una narrativa complessa, fatta di elementi sensuali, provocatori, scioccanti, surreali ed a volte inquietanti da associare ad oggetti di moda. Lo stile di Bourdin era influenzato da quello di Man Ray, dal fotografo Edward Weston, dai pittori surrealisti Magritte e Balthus e dal regista Luis Buñuel. Anche se molto meno noto al grande pubblico rispetto al suo collega Helmut Newton (anch’egli in forza a Vogue), Bourdin forse è stato maggiormente influente sulle successive generazioni di fotografi di moda.
Nel 1985, Bourdin rifiutò il Grand Prix National de la Photographie, che gli era stato riconosciuto dal ministero della Cultura francese, benché il suo nome fu mantenuto nell’albo d’oro dei vincitori.
Bourdin fu uno dei più celebri fotografi di moda e pubblicità della seconda metà del ventesimo secolo. Condivise con Helmut Newton il gusto per la provocazione e la stilizzazione, ma l’audacia formale e la forza narrativa delle opere di Bourdin superarono i limiti della fotografia pubblicitaria convenzionale. Frantumando aspettative e mettere in discussione i limiti, pose le basi per un nuovo tipo di fotografia di moda. Bourdin lavorò per Vogue ed Harper’s Bazaar, e curò le campagne promozionali di Chanel, Issey Miyake, Emanuel Ungaro, Gianni Versace, Loewe, Pentax e Bloomingdale’s.
Alla sua morte, Guy Bourdin è stato riconosciuto come uno dei più grandi fotografi di moda di tutti i tempi.
Bourdin per natura, non amava promouovere se stesso, e non collezionò le proprie opere, ne fece nulla per preservarle; infatti, rifiutò diverse offerte di mostre, respinse idee per libri, e voleva che le sue opere fossero distrutte dopo la sua morte (ma dato che non mantenne quasi nulla del proprio lavoro per sé stesso, la maggior parte è stata salvata).Il primo libro celebrativo su di lui fu Exhibit A, pubblicato dieci anni dopo la sua morte dal figlio Samuel.
Il video musicale di Madonna Hollywood del 2003 è ampiamente influenzato dalla fotografia di Bourdin, così tanto che fu tentata una causa contro di lei dal figlio di Bourdin per violazione dei diritti d’autore.
Fotografi contemporanei come Mert Alas e Marcus Piggott, Jean Baptiste Mondino, Nick Knight e David LaChapelle hanno ammesso di essere grandi ammiratori del suo lavoro.